Nella scuola italiana si è sviluppato da tempo un dibattito tra i sostenitori del valore fondante delle discipline e l'approccio pedagogico delle competenze e i due punti di vista sono stati percepiti in modo antitetico. Il testo propone una possibile risposta centrata sul processo di progettazione, erogazione e controllo del servizio didattico che vede nelle discipline la risorsa fondamentale per lo sviluppo delle competenze.
Collana della Fondazione per la Scuola - Il Mulino
A partire dalla propria nascita la Fondazione per la Scuola è impegnata nella pubblicazione di propri volumi che raccolgono i risultati di studi, analisi e ricerche in campo educativo. Attraverso la propria collana, edita da "Il Mulino", la Fondazione vuole cogliere e sottolineare i passaggi più significativi del dibattito sulla scuola, seguendo i cambiamenti e l'evoluzione del mondo dell'istruzione e dando voce ai risultati e alle evidenze di studi e ricerche proprie o di realtà accreditate a livello italiano e internazionale.
Qui di seguito l'elenco delle pubblicazioni.
In un mondo sempre più meccanizzato e digitale saranno doti come la creatività, la consapevolezza e il senso di responsabilità ad aiutarci a cogliere e sfruttare le opportunità del 21simo secolo per costruire un mondo migliore. Il principale compito della scuola di domani sarà perciò quello di aiutare gli studenti a diventare persone autonome e capaci di interagire con gli altri, sia nel lavoro che nella partecipazione alla vita civile. Come sarà possibile tutto ciò?
La parabola del diritto all’istruzione nel nostro Paese è una chiave di lettura assai significativa delle vicende che hanno caratterizzato lo Stato sociale. Poste a cardine della nascita dello Stato unitario, le politiche dell’istruzione riacquisirono centralità dopo le due guerre mondiali per poi subire, dagli anni Settanta, una netta perdita di importanza, i cui esiti si evidenziano oggi in tutta la loro gravità.
Tra le strategie volte a potenziare l’efficacia del sistema formativo e ad innalzare la qualità dell’istruzione sta in primo piano la necessità di migliorare le scuole. Su questa esigenza convergono le opinioni di politici e studiosi, ma come procedere? A questo interrogativo intende dare una risposta esplorativa questo libro che restituisce – dati alla mano – i risultati di una meticolosa ricerca condotta tra il 2013 e il 2018 su un campione di istituti comprensivi di Piemonte e Liguria.
Negli ultimi anni, l’onda lunga della Rivoluzione Digitale si è abbattuta sui sistemi educativi tradizionali aprendo un canale di accesso diretto tra gli studenti e il World Wide Web. In qualsiasi momento i ragazzi possono avere la disponibilità di quantità sconfinate di documenti, dati, materiali multimediali. E questo quasi sempre avviene senza guide e senza esperienze in grado di sviluppare le capacità cognitive necessarie per muoversi in tale contesto.
Qual è il ruolo delle leadership educative oggi? Quali sfide sono dettate dall’innovazione nella scuola e quali le leve del cambiamento? Qual è il ruolo del «regista», il dirigente scolastico, e del «direttore d’orchestra», il docente, nel guidare gli studenti e il personale scolastico verso i nuovi orizzonti dettati dalla nuova scuola? Quale il ruolo del digitale: strumento o tormento? Opportunità o pericoli?
Ai test di apprendimento è stato assegnato un ruolo molto importante nella società contemporanea, ma sono davvero efficaci per valutare le qualità di uno studente e capire se avrà successo nella vita? In queste pagine il premio Nobel per l’economia James J. Heckman, noto per i suoi studi sul capitale umano, offre una lucida riflessione sul più noto e importante test cognitivo americano, il GED (General Educational Development).
C’è chi sostiene che il liceo classico debba essere abolito perché obsoleto, inutile o perfino dannoso e chi sostiene, invece, che sia l’unica scuola in grado di sviluppare la capacità di analisi e fornire quindi gli strumenti per affrontare con successo le complessità del presente. Chi ha ragione?
In uno scenario in trasformazione in cui la famiglia pare essere entrata in affanno e la scuola fatica a svolgere tutti i compiti che le sono stati affidati, le realtà del terzo settore stanno giocando un ruolo fondamentale significativo nell’accompagnamento dei giovani nell'età adulta. Sono moltissimi gli adolescenti che, ogni giorno, terminata la scuola, praticano uno sport, imparano una lingua, fanno i compiti, si sperimentano in attività ludico-espressive, si confrontano su questioni giovanili con animatori, educatori, allenatori.
Attraverso la riduzione del numero degli insegnati della scuola primaria, la riforma Gelmini, nota anche come "riforma del maestro unico", si proponeva di raggiungere tre obiettivi: riallineare alla media europea il rapporto tra alunni e insegnanti; consentire una migliore articolazione degli orari scolastici, per meglio armonizzazione le esigenze della vita lavorativa e per accrescere le possibilità di partecipazione al lavoro delle madri; contenere la spesa pubblica. Il tutto senza peggiorare i livelli di apprendimento degli alunni.
Questo volume intende ragionare sulla didattica per competenze, con una particolare attenzione ai primi livelli di scolarità. Per fare ciò i ricercatori hanno utilizzato il TCR (introdotto in Italia dal prof. Dario Janes dell'Università di Bolzano), uno strumento di rilevazione dei concetti spaziali e temporali, aperto alla valutazione e al lavoro didattico con competenze di tipo visuo-spaziale, sorretto anche dalle recenti acquisizioni delle neuroscienze dell'apprendimento e della psicologia cognitiva.
Questo volume raccoglie gli interventi presentati nel convegno organizzato dalla Fondazione per la Scuola nel maggio 2011 dal titolo "La sfida della valutazione", tema che la Fondazione ritiene cruciale nel dibattito pubblico italiano. La scelta della doppia lingua, italiano e inglese, certamente non convenzionale, è dovuta alla volontà di posizionare in ambito internazionale il recente dibattito sul tema della valutazione in Italia.
In un mondo post-industriale in cui l'interazione in rete e la dimensione informatica vanno assumendo un ruolo centrale, e in cui si esigono dagli individui nuove competenze, la scuola è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano che comporta cambiamenti profondi rispetto a quanto oggi comunemente si pratica entro le mura delle aule e degli istituti scolastici.
Le istituzioni scolastiche sembrano non aver ancora trovato coraggio sufficiente per rinnovare gli ambienti di apprendimento e le modalità di trasmissione del sapere a fronte delle mutate esigenze educative di ragazzi ormai cresciuti «in rete», i cosiddetti digital natives.
Fra i problemi che il nostro paese deve affrontare nella riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione, raramente viene citato quello relativo all'individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Eppure la costruzione di una cittadinanza unitaria «sociale» come limite al potere «politico» di differenziazione costituisce uno dei problemi cardine di ogni sistema realmente decentrato.
Perché le «buone pratiche» stanno suscitando tanta attenzione nella scuola italiana? Perché partendo dal confronto con le esperienze altrui è più facile individuare un modo migliore di fare scuola, di aiutare gli studenti ad apprendere. Prendendo le mosse da questo assunto, il volume affronta il tema dell’innovazione nella scuola, a partire dal confronto con la più generale questione dell’innovazione nei servizi, perché la scuola è un servizio pubblico e anche un servizio professionale.
Cosa si intende dire dichiarando che «la scuola è un bene di tutti»? Questo libro lo spiega basandosi su tre tesi fondamentali: la scuola è una istituzione troppo importante per essere «di parte», dunque non può costituire oggetto di scontro politico; nella scuola si pongono i tasselli di quella cittadinanza – fatta di senso di appartenenza e di valori civici – che, chiamata a innervare la convivenza civile, inclusiva e solidale, è alla base del bene sociale; infine, la scuola deve essere aperta in egual misura a tutti e ordinata a misura di ciascuno.
La scuola italiana, oggi ancor più di un tempo, rappresenta una istituzione di frontiera rispetto ai mutamenti che attraversano la società, sospesa tra la necessità di trasmettere alle nuove generazioni i saperi e la cultura tradizionale e il bisogno non meno rilevante di mettere in grado i propri studenti di integrarsi efficacemente all'interno del mondo produttivo del futuro. Proprio questa sospensione tra presente e futuro e la sua fondamentale rilevanza strategica per i destini della società la pongono costantemente al centro del dibattito politico.
Come è possibile che studenti apparentemente identici possiedano livelli di competenza molto diversificati? Muovendo da recenti ricerche sul tema, questo volume approfondisce le determinanti socio-economiche dei divari osservati a livello individuale e di territorio. È infatti indubbio che il processo formativo, pur originandosi all’interno della famiglia, risente del contesto della scuola e del territorio di riferimento.
Quale potrebbe essere la strategia più efficace per assicurare alla scuola di domani un compito educativo e sociale coerente con le complesse e impegnative sfide del nostro tempo? Gli autori dei saggi raccolti in questo volume non hanno dubbi: essi si schierano in modo convinto a favore della personalizzazione dell’insegnamento.