Rileggiamo insieme i temi emersi dal Convegno nazionale della rete MOF (Modello Organizzativo Finlandese) di fine ottobre, un appuntamento che ha offerto nuovi stimoli e prospettive per accompagnare le scuole coinvolte in Città dell’Educazione nell’evoluzione del modello.

Lo scorso 30 ottobre si è svolto a Reggio Emilia, presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (UniMoRe) il Convegno nazionale 2025 della Rete MOF, un appuntamento che ha riunito scuole e realtà impegnate nella sperimentazione del modello in tutta Italia.

La nostra Fondazione vi ha preso parte per portare l’esperienza maturata nell’ambito del programma Città dell’Educazione, iniziativa strategica promossa da Fondazione Compagnia di San Paolo, realizzata con il supporto della Fondazione per la Scuola che mira a contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica.

In questo contesto, sosteniamo 14 istituti del primo e del secondo ciclo nell’adozione della compattazione oraria e di pratiche didattiche più attive, cooperative e inclusive. Il confronto con la rete nazionale è stato un’occasione preziosa per approfondire i risultati emersi finora e per raccogliere stimoli che orienteranno le prossime fasi della sperimentazione.

Nel Convegno si è riservata attenzione particolare nel consolidare la ricerca educativa, intesa come osservazione e documentazione sistematica del lavoro quotidiano realizzato nelle scuole nell’ambito della sperimentazione MOF. Analizzare le pratiche e confrontarsi tra colleghi permette alle scuole di comprendere gli effetti reali della compattazione oraria, della didattica laboratoriale e dell’interdisciplinarietà. Un processo che dà profondità all’innovazione e aiuta team e dirigenti a orientare con maggiore consapevolezza le scelte organizzative e didattiche.

Tra i temi più rilevanti emerge la valutazione formativa, che nel MOF rappresenta un vero cambio di prospettiva. Non si tratta soltanto di introdurre nuovi strumenti, ma di sviluppare una cultura del feedback che accompagni gli apprendimenti, renda espliciti i criteri e favorisca una maggiore consapevolezza degli studenti, oltre che una partecipazione attiva e autonoma alla vita scolastica. Le scuole che stanno sperimentando il modello raccontano come questo approccio stia migliorando il clima educativo, la qualità della progettazione didattica e la coerenza del lavoro di team.

Il MOF pone una forte attenzione alla centralità dello studente e alla sua capacità di assumere un ruolo attivo e responsabile nel proprio percorso. Tempi più distesi, compiti autentici e pratiche cooperative stanno creando ambienti più partecipativi e inclusivi, nei quali gli studenti possono sperimentare, prendere decisioni, collaborare e costruire un rapporto più significativo con l’apprendimento.

A completare il quadro c’è l’automonitoraggio, una pratica che aiuta le scuole a leggere i propri processi interni, riconoscere punti di forza e fragilità e orientare decisioni più consapevoli. In un percorso come il MOF, che cresce per gradi e si adatta ai contesti, l’automonitoraggio rappresenta uno strumento fondamentale per garantire continuità e qualità.

Anche nel 2026 continueremo ad accompagnare le scuole coinvolte, con percorsi di formazione, tutoraggio e momenti di confronto con la rete nazionale. Il MOF si conferma un laboratorio di innovazione pedagogica che unisce visione, sperimentazione e collaborazione tra scuole e istituzioni. Un percorso che guarda a una scuola più inclusiva, più efficace e più attenta al benessere degli studenti.

Per ulteriori approfondimenti vi invitiamo a visitare la pagina dedicata all’iniziativa.

Documenti di approfondimento
Presentazione del volume “La scuola che legge sé stessa. il valore dei dati e della ricerca educativa per l’analisi e il contrasto della dispersione scolastica”

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